miércoles, 18 de noviembre de 2009

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MARTIRI OMI IN SPAGNA
Madrid, 28 Novembre 1936

Vittime della persecuzione religiosa


Il triennio 1936-1939 fu un anno di sangue e di martirio per la Chiesa in Spagna. In quella persecuzione religiosa ci furono migliaia di persone che soffrirono morte violenta, torturati e fucilati esclusivamente perché erano credenti, indossavano una veste o un abito, per essere sacerdoti o religiosi che esercitavano un’attività pastorale nelle parrocchie, nelle scuole o negli ospedali, o per essere laici ferventi, compromessi per la propria fede in Gesù Cristo.
Il sacerdote e giornalista Antonio Montero, attualmente arcivescovo emerito, nella tesi per il dottorato Storia della persecuzione religiosa in Spagna documenta una statistica dei 6.835 ecclesiastici sacrificati nella persecuzione: 12 vescovi, 4.172 sacerdoti del clero diocesano, 2.365 religiosi e 283 religiose. Non è stato possibile redigere una cifra approssimativa dei laici cattolici assassinati perché credenti.È legittimo parlare del martirio in senso proprio e genuino. Così lo fecero ai loro tempi sia i vescovi spagnoli sia lo stesso papa Pio XI. In questa maniera lo ha inteso il buon popolo credente che assistette agli avvenimenti e che aspetta che un giorno lo proclami la Santa Chiesa.Narrazione sui martiri di Pozuelo
In questo clima generale di odio e fanatismo antireligioso si può collocare il martirio di 22 Oblati: padri, fratelli e scolastici, a Pozuelo de Alarcón (Madríd). I Missionari Oblati di Maria Immacolata si erano insediati nel quartiere della stazione di Pozuelo nel 1929. Esercitavano il servizio in qualità di cappellani, in tre comunità di religiose. Collaboravano pastoralmente anche nelle parrocchie vicine: ministero della reconciliazione e predicazione, specialmente in quaresima e settimana santa. Gli scolastici oblati insegnavano catechismo in quattro parrochie e la corale oblata solennizava le celebrazioni ligurgiche.Quell’attività religiosa cominciò a dare nell’occhio ai comitati rivoluzioniri (socialisti, comunisti e sindacalisti, laicisti radical) del quartiere della stazione. Con grande preoccupazione dimostrarono che “i frati” (così li chiamavano) erano la locomotiva che animava la rita religiosa a Pozuelo e dei dintorni.
La comunità religiosa degli Oblati non si lasciò intimidire. Si impegnò e raddoppiare le misure di prudenza, di serenità, di calma, assumendo il compromesso di non rispondere a nessun insulto provocatore. Certamente nessun religioso si immischiò in attività politiche neanche occasionalmente. Ciononostante proseguì il programma di formazione spirituale e intellettuale senza rinunciare alle diverse attività pastorali che facevano parte del programma di formazione sacerdotale e missionaria degli scolastici.
Il 22 luglio, alle tre del pomeriggio, un nutrito contingente di miliziani, armati di fucili e pistole, assaltò il convento. La prima cosa che fecero fu di arrestare i religiosi, erano 38, e rinchiuderli in un locale ristretto sotto stretta vigilanza con la minaccia delle armi. Fu un momento di tensione terribile tanto che tutti credevano fosse arrivata l’ora della morte. Dato l’atteggiamento nervoso, grossolano e scomposto dei miliziani non c’era da aspettare altro.Subito dopo i miliziani procedettero alla perquisizione minuziosa della casa in cerca di armi. Le sole cose che trovarono furono quadri religiosi, immagini, crocifissi, rosari e vesti sacre. Dai piani superiori, tutto fu gettato lungo il vuoto delle scale al piano inferiore per distruggerlo con il fuoco in mezzo alla piazza.
Gli Oblati furono fatti prigionieri in casa propria, messi insieme nella sala da pranzo, le cui finestre avevano le inferriate. Fu la prima prigione. Poi 22 di loro, fussilati.
Per ulteriori informazioni: Postulazione Generale OMI, Via Aurelia 290 Roma C.P. 9061, 00100 Roma-Aurelio, Italia.
WEB: postulazioneomiit.weebly.com
Email: martinez@omigen.org

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